E allora l'intelletto, o 1) è causa e primo per tutti gli intelligibili e gli intelletti secondi; o 2) è ciò che è in potenza per l'anima finché non diviene intelligente in atto; o 3) è ciò che è in atto, per l'anima che gli si è congiunta, ed esiste per essa quando vuole usarlo, e lo manifesta a un essere diverso da lei, come la scrittura nello scriba (infatti per lui è un abito possibile cui egli è congiunto, ed è stabilizzata in sé, dunque egli la fa passare [dalla potenza all'atto] e la usa quando vuole); o 4) è l'intelletto che appare dall'anima quando la fa passare [dalla potenza all'atto) ed esistere in, altro in atto. E allora la differenza fra il terzo e il quarto [tipo di intelletto] è che il terzo è un'acquisizione per l'anima in un tempo passato rispetto all'inizio [dell'intellezione, ed ha la funzione di farla passare [dalla potenza all'atto quando vuole, e il quarto *è o -primariamente - il tempo della sua acquisizione o, secondariamente, il tempo del suo estrinsecarsi, quando lo usa l'anima; e allora il terzo è per l'anima come un'acquisizione precedente e quando vuole vi esiste, e il quarto è ciò che appare nell'anima quando si manifesta in atto. (Al-Kindi, Epistola sull'intelletto, ed. Jolivet, pp. 158-160.)

Università di Siena - Facoltà di lettere e filosofia
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