Bisogna cercare come la definizione dell' universale possa adattarsi alle cose: pare infatti che nessuna cosa né alcuna collezione di cose si possa predicare di più soggetti presi singolarmente, come esige la proprietà dell' universale [ ... ] Alcuni intendono l’universale-cosa così da collocare una sostanza essenzialmente identica in cose diverse fra loro per forma, e la concepiscono come l’essenza materiale dei singolari nei quali si trova, una in se stessa e diversa solo per le forme accidentali [ ... ] Altri, avvicinandosi di più all' opinione vera, dicono che le cose singole non sono diverse solo per le forme accidentali, ma sono distinte personalmente nelle loro essenze [ ... ] Ma poiché ritengono ancora che l’universale sia una realtà, chiamano l’universale una realtà identica per indifferenza e non per essenza.
Viste la ragioni per le quali le cose né singolarmente né collettivamente prese si possono dire universali, in quanto l’universale si predica di molti, resta che attribuiamo l’universalità solo alle parole (sermones). Come dunque certi nomi sono detti dai grammatici appellativi, e certi altri proprii, così dai dialettici certe espressioni semplici sono dette universali, certe altre particolari ossia singolari. L'universale è una parola trovata in modo da poter essere predicata singolarmente di molti, come per esempio il nome uomo è unibile ai nomi particolari degli uomini, per la natura dei soggetti reali ai quali è imposto [ ... ] Quando si descrive l'universale come ciò che si predica di molti, quel ciò che non solo indica la semplicità della espressione per distinguerlo dai discorsi composti [cioè il vocabolo usato, la vox], ma anche l’unità del significato [cioè il sermo].
I singoli uomini, distinti tra loro, convengono [ ... ] non nell' uomo - poiché l’uomo non è una realtà se non a patto di essere distinto da ogni altra realtà - ma nell' essere uomini ... L' intellezione del nome universale concepisce un' immagine comune e confusa di molti, l’intellezione generata dalla parola singolare comprende la forma propria e quasi singolare di una cosa sola. Perciò, quando odo la parola uomo, mi sorge nell' animo un modello che sta ai singoli uomini come comune a tutti e proprio di nessuno; quando invece odo Socrate, mi sorge nell' animo una forma che esprime la similitudine di una determinata persona. (Dalla Logica Ingredientibus, testo riprodotto in Pietro Abelardo, Scritti per le lezioni di filosofia medioevale, a c. di F. Alessio, La Goliardica, Milano s.d., pp. 64-72))

Università di Siena - Facoltà di lettere e filosofia
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