SEMICERCHIO Rivista di poesia comparata


 

Vol. XXII:

"Il mondo nuovissimo"    

 




Judith Wright

Legend

The blacksmith’s boy went out with a rifle
and a black dog running behind.
Cobwebs snatched at his feet,
rivers hindered him,
thorn-branches caught at his eyes to make him blind
and the sky turned into an unlucky opal,
and he didn’t mind.
I can break branches, I can swim rivers, I can stare out any spider I meet,
said he to his dog and his rifle.

The blacksmith’s boy went over the paddocks
with his old black hat on his head.
Mountains jumped in his way,
rocks rolled down on him,
and the old crow cried, «You’ll soon be dead.»
And the rain came down like mattocks.
But he only said
I can climb mountains, I can dodge rocks, I can shoot an old crow any day,
and he went on over the paddocks.

When he came to the end of the day the sun began falling.
Up came the night ready to swallow him,
like the barrel of a gun,
like an old black hat,
like a black dog hungry to follow him.
Then the pigeon, the magpie and the dove began wailing
and the grass lay down to pillow him.
His rifle broke, his hat blew away and his dog was gone
and the sun was falling.

But in front of the night the rainbow stood on the mountain,
just as his heart foretold.
He ran like a hare,
he climbed like a fox;
he caught it in his hands, the colours and the cold –
like a bar of ice, like the column of a fountain,
like a ring of gold.
The pigeon, the magpie and the dove flew up to stare,
and the grass flew up again on the mountain.

The blacksmith’s boy hung the rainbow on his shoulder
instead of his broken gun.
Lizards ran out to see,
snakes made way for him,
and the rainbow shone as brightly as the sun.
All the world said, Nobody is braver, nobody is bolder,
nobody else has done
anything to equal it. He went home as bold as he could be
with the swinging rainbow on his shoulder.

Leggenda

Il garzone del fabbro uscì con una carabina
e con un cane nero che gli correva dietro.
Ragnatele gli invischiarono i piedi,
fiumi l’ostacolarono,
rami spinosi gli si avventarono agli occhi per accecarlo,
e il cielo diventò un infausto opale,
ma lui non ci badò.
«I rami li so rompere, so passare i fiumi a nuoto, neutralizzare
con lo sguardo qualunque ragno sulla mia strada»,
disse al cane e al fucile.

Il garzone del fabbro si diresse verso i recinti
con il vecchio cappello nero in testa.
Montagne gli sbarrarono il cammino,
rocce gli franarono addosso,
e il vecchio corvo gracchiò: «Presto morirai».
E la pioggia venne giù a barili.
Ma lui disse soltanto:
«Le montagne le so scalare, le rocce le so scansare,  so sparare
a un vecchio corvo in qualunque momento»,
e proseguì verso i recinti.

Come fu giunto alla fine del giorno, il sole cominciò  a tramontare,
la notte scaturì, pronta a ingoiarlo,
come una canna di fucile,
come un vecchio cappello nero,
come un avido cane nero alle sue calcagna.
Poi il piccione, la gazza, la colomba cominciarono a gemere,
e l’erba si piegò per fargli da cuscino.
Gli si spezzò il fucile, gli volò via il cappello, il cane era sparito,
e il sole tramontava.

Ma davanti alla notte si stagliò l’arcobaleno sulla montagna,
proprio come il suo cuore presentiva.
Corse come una lepre,
si arrampicò come una volpe;
lo prese con le mani, coi suoi colori e il freddo -
come una sbarra di ghiaccio, un getto di fontana,
come un anello d’oro.
Il piccione, la gazza e la colomba si alzarono in volo a
ontemplarlo,
e l’erba si rialzò sulla montagna.

Il garzone del fabbro si mise in spalla l’arcobaleno
al posto del fucile rotto.
Le lucertole uscirono a vedere,
i serpenti gli fecero largo, e l’arcobaleno
rifulse risplendente come il sole.
E il mondo disse: «Nessuno è più prode, nessuno più baldo,
nessun altro ha fatto
nulla di simile». Lui tornò a casa al colmo della baldanza,
con l’oscillante arcobaleno in spalla.

 

Victims

They are ageing now, some dead.
In the third-class suburbs of exile
their foreign accents
continue to condemn them. They should
not have expected more.

They had their time
of blazing across headlines,
welcomes, interviews, placings
in job that could not fit,
of being walked around carefully.
One averts the eyes
from horror or miracle equally.

Their faces, common to humankind,
had eyes, lips, noses.
That in itself was grave
seen through such a flame.

The Czech boy, talking,
posturing, desperate to please,
restless as a spastic trying
to confine his twitches
into the normal straitjacket –
what could we do with him?

The neighbours asked him
to children parties,
being at sixteen a child;
gave him small jobs
having no niche to hold him
whether as icon, inhabitant
or
memento mori.

He could not be a person
having once been forced to carry
other children’s corpses
to the place of burning.
But when we saw him walk
beside our own children
darkness rose from that pit.
Quickly but carefully
(he must not notice)
we put our bodies
between our children and the Victim.

Absit omen, you gods –
avert the doom,
the future’s beckoning flame.
Perhaps he did notice. At last
he went away.

In what backstreet of what city
does he keep silence, unreadable
fading graffito of half-
forgotten obscenity?

Think: such are not to be pitied.
They wear already
a coat of ash seared in.

But our children and their children
have put on, over the years
a delicate cloak of fat.

Vittime

Stanno invecchiando, alcuni sono morti.
Negli infimi sobborghi dell’esilio
continua a condannarli
la parlata straniera. Non avrebbero
dovuto aspettare oltre.

A tempo debito hanno ricevuto
ogni lustro da titoli di testa,
da accoglienze, interviste,
posti inadatti di lavoro,
sono stati portati in giro proprio a dovere.
Si distolgono gli occhi
sia dall’orrore che dal miracolo.

Avevano visi di comune umanità,
con occhi, labbra, nasi.
E già questo era grave
visto attraverso una simile fiamma.

Con il ragazzo ceco che parlava,
posava, disperando di piacere,
in un’agitazione da spastico che cerca
di contenere i suoi moti convulsi
nella normale camicia di forza,
che potevamo fare?

I vicini lo invitavano
alle feste dei bambini,
perché a sedici anni era un bambino:
gli davano da fare lavoretti
in mancanza di nicchie dove metterlo
come icona, occupante o
memento mori.

Lui non poteva  essere una persona
costretto com’era stato a portare i cadaveri di altri bambini
al forno crematorio.
Ma quando lo vedemmo camminare
accanto ai nostri figli
da quel pozzo si alzò il buio.
Con velocità attenta
(lui non doveva accorgersene)
ci interponemmo con i nostri corpi
tra i nostri figli e la Vittima.

Dèi - absit omen -
stornate il fato avverso,
la fiamma del futuro col suo segno incombente.
Lui forse se ne accorse.
Infine se ne andò.

In quale vicolo di quale città
sta chiuso nel silenzio, illeggibile graffito
scrostato, di una semi-
dimenticata oscenità?

Credi, a chi è come lui non si deve compassione.
Ha già indosso un cappotto di cenere
nel cui spavento sta rinchiuso.

Ma i nostri figli ed i loro figli
han messo su, negli anni,
un delicato mantello di grasso.

(Traduzioni di Maura Del Serra)

 

 

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