U.O. ALFONSO BARBARISI –
Seconda Università di Napoli
Il laboratorio del Prof. Alfonso Barbarisi porta avanti
ricerche per le applicazioni delle biotecnologie in ambito Medico-Chirurgico. Il punto centrale
dell’attività di ricerca non è l’individuazione di nuove
tecnologie, ma piuttosto la loro originale applicazione
pratica ed industriale ai problemi delle Medicina e
della Chirurgia, con particolare attenzione alle
applicazioni nel campo dell’ingegneria
tissutale-medicina rigenerativa. Il notevole avanzamento
delle conoscenze sulle relazioni struttura-funzione nel
campo della biologia e della medicina ed i recenti
sviluppi ottenuti nell’ambito dell’ingegneria chimica,
dei materiali e della bioingegneria hanno permesso,
infatti, la progettazione di tessuti sostitutivi
funzionali che utilizzano cellule viventi associate a
biomateriali in cui, o su cui, le cellule possono
proliferare, organizzarsi e differenziarsi, come nel
tessuto nativo, ed ottenere tessuti tridimensionalmente
organizzati, simili all’elemento naturale da
ricostruire. In questo ambito, una nuova frontiera è
rappresentata dalla realizzazione di tessuti e/o organi
trapiantabili.
Il notevole aumento dei casi clinici in cui si richiede
il trapianto di organi/tessuti, la scarsa disponibilità
di donatori, i problemi di infezioni e di rigetto legati
all’impianto di tessuti estranei hanno fornito
all’ingegneria dei tessuti un notevole impulso rivolto
all’approfondimento di tali studi ed alla realizzazione
di costrutti funzionali.
Linee di ricerca:
Studio dell’interazione cellule-biomateriali.
L’interazione tra la matrice extracellulare ed i
recettori localizzati sulla membrana cellulare,
rappresentano un importante evento in grado di modulare
specifiche funzioni cellulari quali la crescita, il
differenziamento e la sopravvivenza.
Attualmente, numerosi lavori sperimentali hanno
evidenziato il ruolo chiave svolto dalla Focal adhesion
Kinase (FAK), nella modulazione dei segnali esterni (ad
es. l’interazione ECM-integrine). Tali segnali esterni
via FAK sono in grado di modulare a livello citologico,
la forma cellulare ed a livello istologico
l’architettura tissutale.
Poiché l’interazione cellule-biomateriali rappresenta un
evento cruciale nel destino clinico di un qualsiasi
biomateriale impiantato nel corpo umano, il nostro
laboratorio di ricerca è particolarmente interessato
allo studio della modulazione del comportamenti
cellulari mediati dalla FAK.
Il laboratorio fa anche parte del Centro di Ricerca
Interdipartimentale di Scienze Computazionali e
Biotecnologiche (CRISCEB) della SUN e del Centro
Regionale di Competenza (CRdC) “Nuove tecnologie per
attività produttive” della Regione Campania.
Elenco apparecchiature
- Microscopio Elettronico a Scansione Ambientale (ESEM)
corredato di microanalisi ai raggi-X (EDAX).
- Apparato per la metallizzazione e la disidratazione in
CO2 supercritica per lo studio dei campioni in High SEM
resolution.
- Microscopio ottico e a fluorescenza confocale (CLSM).
-Densitometro per l’analisi quantitativa e
semiqualitativa dei segnali molecolari (Western blot,
Northern blot e southern blot)
U.O. ROLANDO BARBUCCI – Università degli Studi
di Siena
L’attività di ricerca si incentra principalmente su tre
settori principali:
1. la realizzazione di superfici microstrutturate come
materiali guida per la crescita cellulare;
2. la sintesi di idrogeli polisaccaridici da utilizzare
sia come scaffold cellulari che come matrici per il
rilascio controllato dei farmaci;
3. l’analisi delle proteine adsorbite su superfici
solide.
Preparazione di materiali micro e nano –strutturati
Sono state realizzate delle superfici microstrutturate a
base polisaccaridica da utilizzare come supporti per la
crescita guidata di diverse linee cellulari.
Quali polimeri sono stati utilizzati acido ialuronico
(Hyal) acido ialuronico solfatato e Hyal coordinato con
lo ione rameico (Cu2+-Hyal), fotoimmobilizzati su
supporto di vetro silanizzato o PET.
Le superfici ottenute sono state caratterizzate da un
punto di vista sia chimico che topografico attraverso
analisi IR, AFM, e SEM e utilizzate come substrati per
l’adesione cellulare.
I risultati dimostrano che l’acido ialuronico non è un
buon substrato per l’adesione cellulare, infatti le
cellule si allineano sui microdomini di PET o vetro
silanizzato, mentre il suo derivato solfatato sembra
essere un substrato migliore per alcune linee cellulari
quali HGTFN, Melanociti. La coordinazione dello Hyal con
lo ione rameico (Cu2+-Hyal) aumenta l’affinità tra il
substrato e le cellule endoteliali.
Idrogeli polisaccaridici da utilizzare come scaffold
cellulari e come matrici per il rilascio controllato dei
farmaci
Sono stati sintetizzati idrogeli a base di polisaccaridi
naturali (acido ialuronico ed acido alginico) e
semisintetici (carbossimetilcellulosa). È stata valutata
l’influenza dell’agente reticolante sulle proprietà
chimico-fisiche del materiale, quali il grado e la
cinetica di rigonfiamento, la morfologia e le proprietà
meccaniche. È stata inoltre analizzata l’influenza dei
“bracci” reticolanti sull’adsorbimento e la
conformazione di alcune proteine adesive quali albumina
e fibrinogeno.
Gli idrogeli sono stati modificati morfologicamente allo
scopo di ottenere una struttura microporosa, quindi
sottoposti a caratterizzazione morfologica (SEM),
chimica (spettroscopia infrarossa), termica (DSC e TGA)
e meccanica (G’e G”).
Sono stati, infine, testati quali supporti cellulari e
come sistemi per il rilascio controllato di farmaci ad
azione anti-infiammatoria.
È stato anche sintetizzato un nuovo polimero derivato
della carbossimetilcellulosa che presenta proprietà
simili all’acido ialuronico. Di questo è stato ottenuto
un gel per applicazioni biomediche.
Analisi delle proteine adsorbite su superfici solide
Sono state preparate superfici costituite da un supporto
di vetro silanizzato o PET e da un film polimerico al
fine di studiare il ruolo delle proteine del siero nel
modulare l’organizzazzione cellulare su superfici
solide. I polimeri utilizzati sono l’acido ialuronico e
il suo derivato solfatato legati al supporto tramite la
tecnica fotolitografica.
Le proteine del siero umano (HS) sono state adsorbite
sui campioni. Successivamente, è stata effettuata
un’analisi quali-quantitativa delle proteine
desorbendole gradualmente dalla superficie polimerica
utilizzando eluenti a forza estraente progressivamente
maggiore. I risultati ottenuti evidenziano che una delle
proteine realmente interagenti presenti è la
fibronectina. Si è, infine, cercato di valutare come la
fibronectina da sola influenzi la risposta cellulare.
Elenco apparecchiature
- Microscopio Elettronico a Scansione (SEM) con
rivelatore per elettroni secondari, retrodiffusi e raggi
x
- EDAX
- Microscopio a Forza Atomica (AFM)
- Sistema in Time-Lapse
- Microscopio in fluorescenza
- Spettrometria ToF-SIMS
- Porometro 3G
U.O. PAOLO BARBINI – Università degli Studi di
Siena
Modelli di sistemi fisiologici
Sono stati progettati e implementati al calcolatore
modelli non lineari funzionali e morfometrici della
meccanica del respiro per interpretare il fenomeno della
limitazione del flusso espiratorio in soggetti normali e
con bronco-pneumopatia cronica ostruttiva in
ventilazione meccanica. Inoltre dati reali di flusso e
pressione alla bocca del paziente ventilato
meccanicamente sono stati utilizzati per stimare i
parametri viscoelastici del sistema respiratorio a fini
diagnostico e prognostico.
Tecniche bioingegneristiche di
aiuto alla decisione medica
Mediante strumenti informatici, reti neurali artificiali
e analisi statistica multivariata, si sono realizzati
algoritmi e procedure di pattern recognition and
classification orientate sia ad un’efficiente
interpretazione di dati biomedici sia al miglioramento
di decisioni mediche. Particolari problematiche sono
state affrontate inerenti all’elaborazione di immagini e
segnali digitali, all’estrazione di caratteristiche
(features) e all’analisi di sopravvivenza. La ricerca si
è spesso abbinata ad obiettivi clinici tesi a migliorare
la qualità di protocolli diagnostici e terapeutici
basati su sofisticate strumentazioni di misura e metodi
quantitativi. I principali campi della Medicina studiati
sono stati la Patologia oncologica, la Dermatologia, la
Terapia intensiva cardiochirurgica e l’Ostetricia.
U.O. ADRIANA BIGI – Università degli Studi di
Bologna
L’unità di ricerca della prof. Bigi si occupa degli
aspetti chimici e strutturali dei processi di
biomineralizzazione come sistemi modelli per la
progettazione di nuovi materiali compositi con
potenzialità di impiego nel settore dei biomateriali.
Infatti, i compositi inorganici/organici sintetizzati
dagli organismi viventi spesso presentano peculiari
proprietà morfologiche, strutturali e meccaniche, non
facilmente riproducibili con i metodi di sintesi
convenzionali. Pertanto possono essere considerati
modelli ideali a cui ispirarsi per la progettazione di
materiali funzionali complessi.
Progetti di ricerca in corso:
- Sintesi e caratterizzazione di fasi inorganiche nano-
e micro-cristalline mediante processi di sintesi
biomimetica
- Materiali ibridi a base di fosfati di calcio e
molecole biologicamente attive
- Crescita orientata di fasi inorganiche su matrici
polimeriche e metalliche funzionalizzate.
Progettazione e realizzazione di biomateriali innovativi
per applicazioni in campo ortopedico, dentale ed in
chirurgia cardiovascolare, quali cementi ossei a base di
fosfati di calcio; rivestimenti di substrati metallici;
compositi inorganici-polimerici.
Elenco apparecchiature
- Diffrattometro di raggi X per polveri X'Pert Philips
- Diffrattometro di raggi X per polveri X'PERT PRO
Panalytical con camera per bassa e media temperatura
Anton Paar
- Linea microcalorimetrica Perkin Elmer DSC-7, TGA-7
- Microcalorimetro differenziale a scansione Perkin
Elmer Diamond DSC
- Dinamometro INSTRON 4465
U.O. RICCARDO D’AGOSTINO– Università degli Studi
di Bari
Le attività di ricerca del gruppo riguardano la
realizzazione e la caratterizzazione di processi di
modificazione superficiale di substrati solidi
polimerici e non, mediante plasmi freddi. La ormai
consolidata esperienza del unità di Bari (UNIBA) nella
ricerca di processi via plasma per la modificazione
superficiale di materiali sarà orientata alla
realizzazione di progetti di carattere applicativo che
riguardano l’utilizzazione di biomateriali modificati in
superficie per: favorire l’adesione di cellule su
supporti finalizzati alla rigenerazione di tessuti in
vitro; scoraggiare l’adsorbimento aspecifico di
biomolecole in sistemi utilizzati per il trasporto di
fluidi biologici (es. sangue); scoraggiare l’adesione e
la proliferazione batterica su dispositivi biomedicali
di varia natura. L’attenzione del gruppo è al momento
focalizzata verso la realizzazione di superfici nano- e
micro-strutturate che siano in grado di promuovere
alcuni eventi di tipo biologico, quali adesione di
cellule, adsorbimento di proteine etc., peculiari del
tipo di superficie realizzata e dipendenti dalla
disposizione spaziale delle micro- e nano- strutture. Un
aspetto che verrà sviluppato nel corso del prossimo
anno, consiste nello studio di processi di
immobilizzazione di biomolecole specifiche di adesione
di alcuni ceppi cellulari, su superfici modificate via
plasma per la produzione di “superfici intelligenti”,
ossia superfici che siano in grado di “comunicare” con
l’ambiente in cui il materiale modificato viene
inserito, promuovendo determinate risposte biologiche.
U.O. PAOLO FERRUTI – Università degli Studi di
Milano
L'Unità Ferruti - Ranucci presso il Dipartimento di
Chimica Organica e Industriale dell'Università degli
Studi di Milano è stato attivo nei settori dei
biomateriali polimerici. Una parte importante di questa
attività viene svolta da tempo in collaborazione, oltre
che con università straniere quali il Kungliga Tekniska
Hoegskolan di Stoccolma e il Centre for Polymer
Therapeutics of the Welsh School of Pharmacy, Cardiff
University, UK, con le Università di Siena e di Pisa.
In particolare, l'attività di ricerca del gruppo
nell'anno 2003 si è articolata su due filoni principali.
Il primo di questi è rappresentato da studi sulle
poli(ammido-ammine) (PAA), il secondo da studi su nuovi
polimeri funzionalizzati biocompatibili di tipo
polivinilico o misto poliestere-polivinilico. Questi due
argomenti saranno trattati separatamente.
Studi sulle poli(ammido-ammine)
Sono stati effettuati studi su poliammidoammine (PAA)
lineari e reticolate, nonché in forma particellare,
quali materiali biodegradabili e biocompatibili da
utilizzare in ambiente fisiologico per il rilascio
controllato di farmaci antitumorali. Le PAA sono
polimeri lineari idrosolubili contenenti gruppi ammidici
ed amminici distribuiti regolarmente lungo la catena
principale. Molte PAA mostrano, in ambiente fisiologico,
elevate proprietà “stealth”. In altre parole, esse
risultano invisibili al sistema reticolo endoteliale e
conseguentemente non sono soggette a fagocitosi. Prove
in vivo dimostrano inoltre che esse hanno la capacità di
concentrarsi nei tumori per effetto EPR (Enhanced
Permeation and Retention effect). Esse infine mostrano
proprietà membranolitiche variabili in funzione del pH.
Dopo internalizzazione cellulare mediante pinocitosi,
alcune PAA anfoteriche mostrano di localizzarsi nei
lisosomi, dove il pH è circa 5.5. Pertanto esse
risultano una potenziale alternativa all’uso dei peptidi
fusagenici come vettori endosomolitici.
Basandosi su queste premesse, sono stati in primo luogo
approfonditi gli studi sulle PAA attive nel “traffiking”
intracellulare. In particolare, sono state studiate la
loro sintesi, caratterizzazione e proprietà
chimico-fisiche e biologiche. Gli esperimenti relativi a
queste ultime proprietà sono stati effettuati presso la
School of Pharmacy di Cardiff). Particolarmente utili a
questo proposito sono due strutture poliammido-amminiche
a bassa o praticamente nulla tossicità denominate ISA 1
e ISA 23.
In particolare, sono stati sviluppate le seguenti linee
di ricerca:
· Preparazione di PAA con architettura molecolare
diversa.
· Innesto di catene poliammidoamminiche su proteine.
· Introduzione nella struttura poliammidoamminica di
sostituenti in grado di funzionare come traccianti o
marcatori.
· Preparazione di PAA reticolate.
Per quanto riguarda la preparazione di PAA reticolate, è
stata messa a punto la sintesi di idrogeli nei quali i
segmenti lineari di partenza provengono sia da ISA23 che
da ISA1. La strategia di sintesi consiste nell’utilizzo,
come reticolante, di quantità di etilendiammina
variabili dal 5 al 20%. Tale composto si comporta,
infatti, come un comonomero tetrafunzionale nella
reazione di polimerizzazione per trasferimento di
idrogeno. Gli idrogeli ottenuti sono stati in primo
luogo micronizzati mediante uso di uno strumento
“potter”. E’ stato quindi avviato lo studio delle
proprietà di rigonfiamento e di degradazione in
soluzioni acquose a diverso pH.
Studi su nuovi polimeri
funzionalizzati biocompatibili
Questa ricerca si è rivolta verso i seguenti obiettivi:
· Nuovi agenti metacrilanti selettivi per l'ottenimento
di nuovi monomeri e macromonomeri.
· Studi su polimeri biodegradabili a carattere di
poliestere come sistemi per il rilascio controllato di
farmaci.
· Nuovi plastificanti polimerici biocompatibili per il
PVC.
Per quanto riguarda il primo obiettivo, si sono studiati
copolimeri a blocchi a base di policaprolattone che in
miscela con PVC danno prodotti di caratteristiche del
tutto paragonabili a quelle del normale PVC plastificato
con diottilftalato (DOP), ma senza la pericolosità di
quest'ultimo, per due motivi. Il prodotto a differenza
del DOP è difficilmente rilasciato perché esso stesso
polimerico; inoltre, rilasciato che sia, è
comprovatamente biodegradabile a prodotti di
riconosciuta atossicità.
Per quanto riguarda il secondo obiettivo, si è messo a
punto una serie di copolimeri a carattere di PLGA
modificati con segmenti idrofilici.
Per quanto riguarda il terzo obiettivo, si è studiata la
sintesi e la reattività del
2-[(1-Imidazolyl)formyloxyethyl methacrylate] nei
confronti di composti modello.
U.O. ROBERTO GIARDINO – Università degli Studi
di Bologna
Studio in vitro della biocompatibilità di nuovi
materiali, e della proliferazione, differenziazione,
attività di sintesi e adesione di osteoblasti.
Studio in vitro di colture cellulari e modelli
patologici.
Investigazioni dell’isolamento di cellule staminali.
Studio in vivo della biocompatibilità di materiali per
l’ortopedia e della osteointegrazione di biomateriali.
Studi istologici di tessuti molli e tessuti duri.
Studio della biomeccanica delle ossa e all’interfaccia
ossa-biomateriale
U.O. Elisabetta Weber – Università degli Studi di Siena
L’unità di ricerca della Prof. Elisabetta Weber si
occupa dello studio dell’endotelio linfatico su sezioni
di tessuto ed in coltura.
Le interazioni delle cellule endoteliali con la matrice
extracellulare sono state valutate sulla base della
modalità di deposizione di fibrillina in correlazione
all’espressione di una proteina ad essa associata, la
MAGP-1. Mentre la deposizione di fibrillina e di MAGP-1
procedono di pari passo nelle cellule endoteliali
sanguifere, in quelle linfatiche la MAGP-1 compare in
ritardo e solo in piccola quantità. Visto che la
fibrillina costituisce lo scaffold per la deposizione di
elastina, un diverso pattern di deposizione della
fibrillina può determinare la specificità delle fibre
elastiche sulla base delle diverse necessità funzionali
dei vasi linfatici rispetto a quelli sanguiferi.
La fibrillina prodotta dalle cellule endoteliali e
depositata nella matrice extracellulare, contiene un
gruppo RGD che può legare le integrine. Queste, con la
loro coda citoplasmatica, innescano l’attivazione di una
cascata di molecole all’interno della cellula, tra cui
la fosforilazione del FAK (Focal Adhesion Kinase), che
induce la riorganizzazione del citoscheletro di b actina
e quindi permette un migliore adattamento della
morfologia della cellula al substrato. In collaborazione
con il Prof.Barbucci, direttore del CRISMA, abbiamo
studiato le interazioni di cellule endoteliali
linfatiche su superfici microstrutturate a strisce di
acido ialuronico (Hyal) e vetro aminosilanizzato
ottenute mediante fotoimmobilizzazione. Le cellule
crescevano solo sul vetro, evitando le strisce di acido
ialuronico, si allineavano lungo le strisce ed
esprimevano integrine, a dimostrazione del fatto che la
loro adesione a questo substrato è un processo mediato
da integrine.
Sempre in collaborazione col prof.Barbucci, abbiamo
valutato il ruolo del complesso Hyal-Cu sul
comportamento di cellule endoteliali sanguifere e
linfatiche su superfici microstrutturate a strisce
ottenute mediante fotoimmobilizzazione di Hyal-Cu su
vetro aminosilanizzato. Le cellule endoteliali
sanguifere tendono a spostarsi dal vetro sulle strisce
di Hyal-Cu, mentre quelle linfatiche non migrano sullo
Hyal-Cu e restano esclusivamente aderenti al vetro.
U.O. MARINA ZICHE – Università degli Studi di
Siena
Il laboratorio della Prof. Marina Ziche incentra la sua
ricerca sull’endotelio con particolare enfasi
sull’angiogenesi, una delle principali funzioni di
questo tessuto. L’angiogenesi, processo che porta alla
formazione di nuovi vasi, ha un ruolo fisiologico
rilevante durante lo sviluppo e nell’adulto. Il
coinvolgimento dell’angiogenesi in patologie, in
particolare i tumori, ma anche patologie cardiovascolari
e neurodegenerative, ha aumentato l’interesse della
ricerca su questo fenomeno.
Il laboratorio della Prof. Ziche ha contribuito alla
ricerca sull’angiogenesi caratterizzando molecole che
esercitano importanti effetti sulla formazione di nuovi
vasi sanguigni in particolare nei tumori e in patologie
cardiovascolari. Altri importanti contributi derivano
dalla comprensione di vie di segnalazione coinvolte
nell’angiogenesi (NO, cGMP) e del controllo
dell’acquisizione di un fenotipo angiogenico da parte
delle cellule endoteliali.
Progetti di ricerca in corso:
1. Studi su molecole angiosuppressive e loro sviluppo
come agenti antitumorali. Questo include anche nuove
strategie basate sull’interazione tra le vie
biosintetiche della NOS e della COX, la loro inibizione
da parte di farmaci specifici e il loro ruolo nel cancro
del colon.
2. Patologie cardiovascolari e cerebrovascolari causate
dalla disfunzione endoteliale (ischemia, insufficienza
cardiaca, stroke), con enfasi su fattori di crescita e
composti capaci di ripristinare l’integrità
dell’endotelio.
3. Materiali nanostrutturati che facilitano la crescita
endoteliale e in sviluppo come dispositivi medici in
patologie cardiovascolari e per la riparazione ossea.
4. Studio dell’endotelio come barriera durante
l’invasione di parassiti, e la sua relazione con cellule
infiammatorie.